La mia stanza

Che cosa può offrirsi ad un spazio delimitato per oggetti quando agiamo come se non esistessero?

La mia stanza è il simbolo di una vita, in questa rimane incrostata la mia persona. È un posto dove vivo la mia intimità, la mia stanza, l'angolo della casa in cui vivo, dove sono, penso ed immagino, dove qualcuno va via, qualcuno rimane. Nella mia stanza, posto privilegiato dove si riunisce la solitudine con me; tra parola e silenzio: “ho avuto un abitante come invitato. Devo servirlo come tale e persuaderle che "non vada via"? sembra dire la mia stanza.

In questa stanza i muri bianchi catturano la luce e si accompagnano durante il giorno, ascoltano dialoghi di ieri, oggi e sempre, acchiappano aromi e svegliano gli aspirazioni, difendono della notte e proteggono dal freddo. Se guardo verso la finestra, vedo il paesaggio naturale e urbano che si confondono. La melodia che producono i treni invade la mia stanza, melodia che mi sussurra e mi sveglia. Qui dal mio letto vedo la mattina, di fronte a me si apre la finestra che, come approvazione di amicizia, invita a entrare al sole, al rumore e la notte.

Lì nell'angolo più rilevante si trovano ben sistemati ed a volte disordinati i miei libri. Qui trovano il suo spazio, nel piccolo libraio di legno che li accoglie e presenta. Sembrano discorrere tra loro esigendo rispetto per il posto di ognuno. In un angolo del libraio quaderni e foglie, appunti dell'anno scorso, sembrano non avere finito il suo compito. Tra ordine e disordine tutti parlano contemporaneamente, tutti vogliono la mia attenzione. La mia liturgia delle ore, il dizionario di Inglese, il mio libro di retorica, quello di teorie della comunicazione, ricoprendosi tutti di urgenza ed importanza.

La mia stanza, un angolo, uno spazio dove i mobili si organizzano e sembrasse che si parlino; dove la scrivania dice al libraio, anche questa è la mia stanza. Un angolo dove il letto sembra darsi arie da essere preferito, mentre la sedia sfoga tutti i suoi lamenti che la stanchezza provoca. Tra silenzio e dialogo continuo, il tavolo di notte sembra richiamare l'attenzione all'essere il primo all'alba e l'ultimo al tramonto, sostiene la lampada che prolunga il giorno quando tutto è tenebre e quando questi spariscono offre i primi consigli al giorno che comincia.

E lì, sulla scrivania, il mio computer silenzioso, dà la mano dell'Internet, sicuro di se stesso disposto ad offrire i suoi servizi, intelligente per consigliare, correggere, promettendo nuove conoscenze, aprendo il suo schermo per vedere al di là di la mia stanza ed entrare in contatto con tutto il mondo, nel frattempo di fronte e muta, la grande finestra con complesso di inferiorità, consapevole della sua piccolezza perché soltanto può offrire un colpo d'occhio.

Questi sono gli esseri che abitano la mia stanza e mi osservano mentre vivo e mentre dormo. Così è la mia stanza, il mio angolo abitato, che ricorda il silenzio ed assicura il locale privo di pericoli, il mio posto prossimo. Qui ricordo, medito e mi rinnovo. Qui sta sempre la mia stanza, aspettando il mio movimento; quando ritorno, i muri si agitano di contento e crocchiano i piani di felicità, la mia stanza aderita alla mia vita, impressione di un mondo senza limite, immagine definita, il mio spazio segreto, porta chiusa ma sempre aperta, tetto che posso vedere ma non toccare. Nonostante la mia stanza m’imponga i limiti fisici, non smette di essere un segno dell'infinito. .

Che cosa possiamo offrire abitando? che cosa può offrirsi quando si tiene solo uno stesso? sé… uno stesso che può essere imperfetto, il nostro universo limitato sé… infimo sé… ma assolutamente nostro. Così io sono nello spazio che vivo… la mia stanza.

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