"Nostra Signora di Guadalupe, eccelsa comunicatrice"

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L'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, ha lanciato un messaggio in occasione della festa di Nostra Signora di Guadalupe, patrona dell'America. Per monsignor Celli, la Vergine di Guadalupe è una "eccelsa comunicatrice".

Nel celebrare con gioia la festa di Nostra Signora di Guadalupe, Patrona dell'America e alla quale la Rete Informatica della Chiesa in America Latina (RIIAL) rinnova continuamente la sua consacrazione, desidero inviare un saluto fraterno e sincero a tutti gli uomini e le donne che servono la Chiesa con il carisma della comunicazione e condividere con loro alcune riflessioni ora che i Vescovi hanno lanciato la Missione continentale che orienterà radicalmente l'attività pastorale presente e futura delle nostre comunità.

Quest'anno la Chiesa cattolica ha vissuto un momento molto importante durante il Sinodo della Parola nella vita e nella missione della Chiesa. Questo Sinodo ci ha ricordato che Dio si è rivelato a noi come Amore in modo pieno in Cristo, e che ogni missione evangelizzatrice è comunicazione, come lo è la Chiesa stessa. Per questo spetta a tutti – come discepoli e missionari – essere esperti comunicatori di quella Parola che abbiamo ricevuto nel nostro cuore.

Nell'ambito della comunicazione, ci troviamo in un processo di accelerazione mai visto. I mezzi di comunicazione di massa non agiscono più isolati; si intrecciano e potenziano nel mondo virtuale creato da Internet, inclusi i minischermi che ricevono ed emettono contenuti da ogni casa e perfino dal palmo della mano. Anche in settori sociali con carenze importanti, si moltiplica l'uso del telefono cellulare come nuova finestra sul dialogo sociale.

I cambiamenti in questo campo ci interpellano. E' urgente includere quanti non partecipano a questo dialogo, e anche agire come ponti tra le generazioni: quelle che sono nate e cresciute nel mondo della parola e del testo e i cosiddetti “nativi digitali”, che non comprendono più i modelli precedenti e devono essere anch'essi raggiunti dalla Parola del Signore. Per questo risulta particolarmente opportuno il tema che Papa Benedetto XVI ha scelto per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2009: “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”.

La Chiesa non soccombe al fascino della tecnologia in sé, per quanto possa risultare attraente, ma neppure teme questo frutto della creatività umana, così degna di apprezzamento. Come seguaci del Signore, concentriamo la nostra attenzione sulle persone, le famiglie, le comunità e su tutto ciò che può favorirle nel cammino della pace, della giustizia, dell'amore e dell'incontro con Dio. In questo modo, su esempio di San Paolo di Tarso, il grande comunicatore che ha usato i mezzi del suo tempo, assumiamo in ogni caso la tecnologia adeguata senza servilismi, con libertà e coraggio, come agenti di senso e servitori dei nostri fratelli in questa nuova cultura.

Qualunque sia il mezzo in cui lavoriamo, approfittiamo delle opportunità che la tecnologia ci fornisce per farlo in rete, stabilendo legami di collaborazione con altre iniziative ecclesiali che, con i loro particolari carismi, sono al servizio dello stesso nobile obiettivo: portare il Signore Gesù Cristo nel cuore della società dell'informazione. L'integrazione tra noi non significherà uniformità, ma la bella e molteplice armonizzazione dei nostri sforzi.

In questo periodo di Avvento e nel prossimo Natale del Signore, Nostra Signora di Guadalupe, eccelsa comunicatrice, continui a vegliare sulla nostra vita personale e professionale.
fonte http://www.h2onews.org
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Una buona comunicazione.

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Questo è un chiaro esempio della buona comunicazione, la quale solo si riesce con passione, disciplina e perseveranza. Ma soprattutto con un forte lavoro in squadra dove la comunicazione interna è primordiale

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Un solo Signore, una sola fede e un solo battesimo

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Il ristabilimento della piena e visibile comunione tra cristiani costituisce in questo momento alcuni dei temi più urgenti per tutte le chiese e comunità cristiane. L'unità nella Chiesa Cattolica, si mostra sempre come un ideale, ma contemporaneamente come motivo per il quale tutti i cristiani deve lavorare per riuscire sempre più pienamente e farle più visibile al mondo. Questa massima di unità non significa uniformità, ricordiamo che uno è lo Spirito ma distinti sono i suoi carismi, quello che offre una maggiore ricchezza alla sua Chiesa, ma contemporaneamente un'esigenza di rispetto di quelli distinti carismi che si vivono nella Chiesa Cattolica.

Questa mattina si è diffuso la notizia che il Vaticano potrebbe accettare finalmente alla "Traditional Anglican Communion" fatto che riempie di allegria a tutti i cattolici perché ci ricorda come il lavoro ecumenico ed il discorso per l'unità dei cristiani continua a poco a poco a dare frutti. La Chiesa Cattolica ha preparato una Costituzione Apostolica, con lei risponde a tanti solleciti di diversi gruppi anglicani provenienti di vari posti del mondo. In tale costituzione il Sacro Padre ha introdotto una nuova forma canonica, raffigura sulla quale riposeranno queste relazioni, "inoltri l'istituzioni diedi ordinariati personali". Questa realtà permette di scoprire alla Chiesa come Madre che trova sempre la maniera di fare condivida ai tutti i suoi figli e i mimi benefici, senza volere per ciò farli a tutti uguali. Si cerca infine di preservare il degno patrimonio della liturgia e spiritualità Anglicana e contemporaneamente offrire lacci affinché questi gruppi ed il suo clero si integrino nella Chiesa Cattolica.

Sicuramente, sarà solo il principio di un lungo percorso. Il Cardinale William Salpato, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, disse: "Con questa proposta, la Chiesa vuole rispondere alle legittime aspirazioni di questi gruppi anglicani all'unità piena e visibile col vescovo di Roma, successore di San Pedro ". Questo passo che ora si è dato il hanno fatto molti individui nella cosa particolare durante il pontificato da Juan Pablo II, alcuni diocesi (diocesi anglicana di Amritsar in India) ed alcuni parrocchie soprattutto degli Stati Uniti.
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Obama does it, again

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Barack Obama conquista nuovamente le prime pagine dei principali diari del mondo. La notizia ha riempito la web di opinioni a favore ed in contro, ha causato sorprese, critici e rassicura. Con un po' d’immaginazione si può dire che per strade delle principali città statunitensi, a favore o non del premio Nobel, si lasciasse ascoltare la fervorosa acclamazione: "Obama does it, again" si tratta della terza volta che riceve il Nobel della Pace un presidente degli Stati Uniti in attivi, dopo Theodore Roosevelt (1906) e di Woodrow Wilson (1919).

Quando stava nella scuola esisteva una qualificazione al buon comportamento nel salone di lezioni e davanti alle qualificazioni finali, il sentimento provocato in tutti era di delusione, perché la nostra forma di qualificare il comportamento degli altri differiva dell'apprezzamento del professore. Ma è anche certo che non bastava con la promessa iniziale “mi comporterò bene nella sua classe" affinché a pochi giorni si assegnasse una buona qualificazione. Chi ottenevano generalmente buoni risultati, nonostante la visione degli altri, era perché avevano risaltato in buon comportamento durante tutto anno. Ricevere dai primi giorni una qualificazione favorevole avrebbe significato ricevere anche un gran compromesso di fronte al professore e di di fronte agli altri; poiché la minaccia di arrivare a defraudarli sarebbe sempre vigente. Questo fatto può esemplificare quello che succede ora col Premio Nobel della Pace il quale è il più soggettivo, il più criticato e per molti, il più screditato. Istituito per inventore svedese Alfred Bernhard Nobel, il premio è concesso alle "persone che hanno lavorato più o migliore a beneficio della fraternità tra le nazioni, l'abolizione o riduzione degli eserciti esistenti e la celebrazione e sviluppo di processi di pace". Senza dubbio che fra i personaggi del secolo XX che si caratterizzarono per la sua lotta pacifista possono risaltare tra altri a Mahadma Ghandi chi, per certo, non vinse mai quel premio. E sebbene questo è certo lo è anche che lo sradicamento della povertà, la difesa degli alberi e la salute pubblica sono cause straordinariamente nobili; cause che al mio giudizio poco hanno a che vedere con la pace, ma che sono stati premiate col Nobel.

Nell'annuncio del premio, realizzato in Oslo, Norvegia, si indicò che ero consegnato al leader statunitense dai suoi "straordinari sforzi per fortificare la diplomazia internazionale e la collaborazione tra i paesi". Ora stiamo di fronte ad un premio concesso alle promesse, ai discorsi che Obama ha realizzato da distinti angoli del mondo, durante questi mesi del suo governo, nei quali ad enfatizzato il suo compromesso di lottare contro situazioni che generino violenza, ha optato per la via del dialogo e la diplomazia e da questa percezione si può dire che il premio concesso è magari il riconoscimento ad una nuova rotta politica.

Mentre i discorsi continuano nell'aria a fare eco nei recinti amministrativi di Oslo, il mandatario venezuelano ha fatto sentire il suo dispiacere nella sua colonna settimanale 'Le linee di Chávez', da dove ricorda quello che la giuria dimenticò: la determinazione di Obama per perpetuare i suoi battaglioni in Iraq ed Afghanistan, e la sua decisione di installare nuove basi militari in Colombia. La cosa certa è che il prossimo 10 dicembre in Oslo, Norvegia; il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sarà premiato col premio Nobel di Pace per i suoi sforzi per rinforzare la diplomazia mondiale e costruire la pace. E mentre il riconoscimento verrà ad estendere la "Egoteca" del mandatario, la Casa Bianca annunciò che il denaro che riceverà Obama sarà donato ad entità di carità.

In questo ambiente di sorprese, critiche e speranze, solo mi sottrae dire che il premio mette agli Stati Uniti davanti allo sguardo di tutti, e che ora le politiche esterne e di relazione coi paesi in conflitto, dovranno essere pensato meglio, gli occhi del mondo saranno sistemati su quello che faccia il primo presidente nero di quella nazione. Il premio ha generato la speranza che il compromesso sia in forma completa e visibile, ed il suo periodo di governo di distingua per lavorare nella costruzione della pace oltre le frontiere del suo paese. Se non lo fa, non gli rimarrà più rimedio che restituire il Premio Nobel ad Oslo.
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Perche Gesú ancora é vivo.

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Qui arde il amore per Gesú.
Il Signore non é morto. Lascio questi video per quelli che cercano a Gesú.
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Il prestito della speranza Solidarietà contro la crisi

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Nonostante le «previsioni quasi rasserenanti, che tutti naturalmente vorrebbero vedere confermate», secondo i vescovi italiani «questo è il momento in cui la crisi tocca in modo più diretto, quasi cruento, la realtà ordinaria delle famiglie», per le quali serve «un fisco più equo». Ciò in quanto la crisi in corso «sta producendo i suoi effetti più deleteri sull’anello più debole della nostra popolazione», e da essa «dobbiamo uscire non con una svalutazione del lavoro, identificato come circostanza casuale e fortuita, ma con la riscoperta del legame imprescindibile dell’uomo con il lavoro».

È in questa prospettiva che il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco, aprendo lunedì scorso i lavori della 59a Assemblea della Cei, ha collocato la Colletta nazionale che si svolgerà domani in tutte le parrocchie d’Italia. Una raccolta che servirà a dare consistenza a quel Fondo di garanzia per le famiglie in difficoltà con il quale i vescovi italiani intendono dimostrare l’impegno concreto della Chiesa in questa situazione di emergenza economica.

L’IDEA – Annunciato a gennaio e messo a punto sul piano operativo nei mesi successivi, insieme all’Associazione bancaria italiana, il Fondo è stato presentato ufficialmente dallo stesso Bagnasco lo scorso 6 maggio, quale «strumento che «si colloca all’interno della crisi economica che sta attraversando il nostro Paese, come effetto di una più ampia recessione a livello internazionale».

Una congiuntura i cui effetti maggiori ricadono su «quella parte della popolazione che in realtà non ha mai scialacquato e che già prima era in sofferenza per una cronica ristrettezza economica», andando a toccare «singoli, famiglie, comunità». «Quel lavoro che già prima era precario – spiegò Bagnasco – ora lo è di più, e quando si interrompe lascia senza garanzie di affidabile sussistenza. E di fatto non poche famiglie sono già entrate in una fase critica con ripercussioni gravi sul fronte degli affitti, dei mutui, o dei debiti comunque contratti».

Di fronte a questa realtà «come Pastori diamo voce alla gente e alle preoccupazioni generali che non sono poche né piccole, ma sarebbe un guaio ancora peggiore seminare panico e uccidere la speranza». Per questo «negli ultimi mesi abbiamo assistito nel nostro Paese ad un fiorire inarrestabile di iniziative e progetti che all’interno delle singole diocesi hanno cominciato a dare risposte concrete ai bisogni via via emergenti».

"NUOVA SOLIDARIETÀ" – Queste forme innovative di «di prossimità e di solidarietà» si sono aggiunte, di fatto, «a una serie di servizi ormai stabili, come i centri di ascolto, i fondi antiusura, le iniziative per le emergenze familiari», come il microcredito. Con il Fondo, oggi, si vuole avviare «una iniziativa di respiro nazionale – la prima in assoluto nel suo genere – che intende dare una risposta concreta a quelle famiglie monoreddito che abbiano perso l’unico reddito, con tre figli a carico oppure segnate da situazioni di grave malattia o disabilità».

Scelta questa certamente non casuale, che per il cardinale presidente della Cei «corrisponde a una convinzione profonda che vede nella famiglia non soltanto l’ammortizzatore sociale più efficiente, ma anche la trama relazionale più necessaria per un armonico sviluppo delle persone e della società».

LA COLLETTA - È per poter essere davvero «un segno e insieme uno strumento di speranza – come spiegato da Bagnasco – per attraversare la crisi, e non soccombere a essa», che la proposta dei vescovi italiani ha scelto di passare attraverso la Colletta di domani. In questo modo il FONDO si presenta come frutto di un gesto di solidarietà condiviso da tutta la comunità cristiana, che per quanto può, attraverso quello strumento, si fa carico di chi si trova nelle maggiori difficoltà.

Come ha detto Benedetto XVI, «un’eloquente testimonianza della condivisione dei pesi gli uni degli altri». Insieme a questo, per il segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata la Colletta è da inquadrare anche nella direzione di «incoraggiare a chi ha compiti in questo campo a fare sempre di più e meglio, in un momento difficile per tutti».

COME FUNZIONA – Il meccanismo studiato prevede un contributo massimo di 500 euro mensili per un anno, per un totale di 6 mila euro. Il contributo potrà tuttavia essere rinnovato, per lo stesso importo, per ulteriori dodici mesi, a seconda delle situazioni. A individuare e selezionare le famiglie che potranno avere accesso al Fondo, in base ai criteri sopra indicati, saranno le parrocchie insieme alle Caritas. Dopo questa prima selezione, le famiglie saranno indirizzate alla Banca, che «in tempi brevi» concederà il prestito mensile. La restituzione avverrà quando ce ne saranno le condizioni e comunque non prima di uno o due anni, ed avrà la durata massima di 5 anni».

Per tutto questo è previsto un investimento di 30 milioni di euro; in questa cifra non sono però conteggiate le libere offerte o le «possibili elargizioni e contributi da parte di fondazioni, aziende ed altri soggetti». «Non è escluso peraltro – ha sottolineato sempre il cardinale – che diocesi e istituti religiosi possano riversare proprie risorse nel Fondo», la cui "massa residua", al momento della chiusura, sarà assegnata alla Caritas nazionale.

IL DETTAGLIO TECNICO – Da un punto di vista tecnico-bancario, l’operazione messa a punto è analoga a un prestito al consumo ma “fuori mercato”, ossia caratterizzata da procedure estremamente semplici e rapide, con tassi massimi di interesse «molto convenienti», pari alla metà del tasso di riferimento fissato dalla Banca d’Italia per i finanziamenti finalizzati a prestiti personali.

Corrado Faissola, presidente dell’Abi, ha spiegato che il programma di microcredito prevede finanziamenti ad un tasso effettivo globale (Taeg) pari al 4.50%, cioè non superiore al 50% del tasso effettivo globale medio (Tegm) sui prestiti personali, pubblicato dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Le banche che aderiranno all’iniziativa – il cui elenco non è ancora disponibile, anche se è probabile che l’adesione sarà totale o quali – saranno libere di farsi concorrenza anche in questo settore (per cui è possibile che in ultimo i tassi possano risultare ulteriormente ridotti), e ciò spiega perché si parla di «garanzia minima che Cei e banche mettono a disposizione di tutto il territorio nazionale». «Se ci sarà una concorrenza in positivo sui tassi di interesse – ha commentato Faissola – ben venga».

OPERATIVITÀ – Il Fondo, sarà operativo a partire dal 1° settembre prossimo. A fare da tesoreria per il deposito sarà la “Banca prossima”, che tuttavia non avrà compiti di gestione, ma svolgerà unicamente un compito tecnico di servizio alle altre banche.
Salvatore Mazza. http://www.avvenire.it/
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Il papa in Terra Santa: il programma ufficiale

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Dopo tante anticipazioni finalmente è stato reso ufficiale il programma del viaggio di Benedetto XVI in Giordania ed Israele e Palestina, insomma in Terra Santa. Una visita che il papa ha voluto fortemente e che ripercorre le tappe del pellegrinaggio giubilare di Giovanni Paolo II, con qualcosa in più. La visita alla Cupola della Roccia. Confermate naturalmente le date dall’8 al 15 maggio prossimi. Un viaggio che vuole contribuire alla pacifica convivenza tra cristiani, ebrei e musulmani in Terra Santa.

Partenza venerdì mattina 8 maggio per Amman dove, dopo la cerimonia di benvenuto, visiterà prima il Centro “Regina Pacis” poi visita di cortesia al Palazzo Reale al-Husseinye al re ed alla regina di Giordania. Sabato 9 maggio, lascerà Amman per la visita all’antica Basilica del Memoriale sul Monte Nebo, dove Mosè vide la Terra Promessa mentre nella vicina Madaba benedirà la prima pietra dell’Università del Patriarcato latino. Al rientro ad Amman farà visita al Museo Achemita ed alla Moschea Al-Hussein Bin-Tatal dove incontrerà i capi religiosi musulmani, con il Corpo diplomatico e con i rettori delle università giordane. Nel pomeriggio la celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi ed i movimenti ecclesiali, nella cattedrale Greco-Melkita di San Giorgio. Domenica 10, in mattinata la Santa Messa allo Stadio internazionale di Amman, il pranzo con i patriarchi ed i vescovi nel Vicariato latino e nel pomeriggio il trasferimento al Bethany beyond sul fiume Giordano, per la benedizione delle prime pietre delle Chiese dei Latini e dei Greco-Melkiti su uno dei siti dove secondo la tradizione sarebbe stato battezzato il Signore.

Lunedì mattina 11 maggio, la partenza da Amman e l’arrivo in Israele, all’aeroporto internazionale di Tel Aviv. Nel pomeriggio la visita di cortesia al presidente dello Stato d’Israele nel Palazzo presidenziale di Gerusalemme, l’attesa visita al Memoriale di Yad Vashem e l’incontro con le organizzazioni per il dialogo interreligioso nell’Auditorium del Notre Dame of Jerusalem Center. La mattinata di martedì 12 sarà dedicata al dialogo interreligioso: sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme infatti, la visita alla Cupola della Roccia e l’incontro del Papa con il Gran Muftì. Seguirà la visita al Muro Occidentale e quella di cortesia ai due Gran Rabbini di Gerusalemme nel Centro Hechal Shlomo. Benedetto XVI reciterà poi il Regina Coeli con gli ordinari di Terra Santa nel Cenacolo di Gerusalemme e visiterà la Concattedrale dei Latini. Nel pomeriggio un breve incontro con i consoli generali di Gerusalemme nella delegazione apostolica e la Santa Messa nella Josafat Valley della Città Santa. Mercoledì 13 il pellegrinaggio papale farà tappa a Betlemme nei Territori palestinesi, con la Santa Messa nella Piazza della Mangiatoia e la visita privata alla Grotta della Natività. Nel pomeriggio dopo aver fatto visita al Caritas Baby Hospital ed al Campo profughi Aida, il Papa sarà ricevuto dal presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese nel Palazzo presidenziale di Betlemme.

Dopo il rientro a Gerusalemme, giovedì 14 Benedetto XVI si trasferirà a Nazareth dove in mattinata celebrerà una Messa sul Monte del Precipizio. Seguirà l’incontro con il premier israeliano nel Convento dei Francescani, il saluto ai capi religiosi della Galilea e la visita alla Grotta dell’Annunciazione. Sempre in serata, la celebrazione dei Vespri con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i movimenti ecclesiali e gli operatori pastorali della Galilea, nella Basilica superiore dell’Annunciazione. Venerdì 15 maggio, prima della partenza per Roma, l’incontro ecumenico nella Sala del Trono della Sede del Patriarcato Greco-Ortodosso di Gerusalemme, la visita al Santo Sepolcro e la visita alla Chiesa patriarcale Armena apostolica di San Giacomo, ultima tappa di questo pellegrinaggio papale sulle orme di Gesù.

Fonte: Radio Vaticana
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The most "El puente"

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Vi lascio un piccolo video molto interessante. Ci fa pensare e spero che ci faccia agire, essendo ringraziati con Dio ogni giorno della nostra vita.
I leave you a small very interesting video. it makes us think and I wait that it makes us act, being grateful with God every day of our life.
That they enjoy it
Os dejo un pequeño video muy interesante. Nos hace pensar y espero que nos haga actuar, siendo agradecidos con Dios cada día de nuestra vida.
Que lo disfruten
Che lo godano
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Menssage Urbi et Orbi Papa Benedetto XVI

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Buona Settimana Santa a tutti.

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In questo tempo è difficile per me scrivere alcuni temi ma vi lascio questa immagine affinché ognuno faccia la sua propria riflessione.
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La mia stanza

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Che cosa può offrirsi ad un spazio delimitato per oggetti quando agiamo come se non esistessero?

La mia stanza è il simbolo di una vita, in questa rimane incrostata la mia persona. È un posto dove vivo la mia intimità, la mia stanza, l'angolo della casa in cui vivo, dove sono, penso ed immagino, dove qualcuno va via, qualcuno rimane. Nella mia stanza, posto privilegiato dove si riunisce la solitudine con me; tra parola e silenzio: “ho avuto un abitante come invitato. Devo servirlo come tale e persuaderle che "non vada via"? sembra dire la mia stanza.

In questa stanza i muri bianchi catturano la luce e si accompagnano durante il giorno, ascoltano dialoghi di ieri, oggi e sempre, acchiappano aromi e svegliano gli aspirazioni, difendono della notte e proteggono dal freddo. Se guardo verso la finestra, vedo il paesaggio naturale e urbano che si confondono. La melodia che producono i treni invade la mia stanza, melodia che mi sussurra e mi sveglia. Qui dal mio letto vedo la mattina, di fronte a me si apre la finestra che, come approvazione di amicizia, invita a entrare al sole, al rumore e la notte.

Lì nell'angolo più rilevante si trovano ben sistemati ed a volte disordinati i miei libri. Qui trovano il suo spazio, nel piccolo libraio di legno che li accoglie e presenta. Sembrano discorrere tra loro esigendo rispetto per il posto di ognuno. In un angolo del libraio quaderni e foglie, appunti dell'anno scorso, sembrano non avere finito il suo compito. Tra ordine e disordine tutti parlano contemporaneamente, tutti vogliono la mia attenzione. La mia liturgia delle ore, il dizionario di Inglese, il mio libro di retorica, quello di teorie della comunicazione, ricoprendosi tutti di urgenza ed importanza.

La mia stanza, un angolo, uno spazio dove i mobili si organizzano e sembrasse che si parlino; dove la scrivania dice al libraio, anche questa è la mia stanza. Un angolo dove il letto sembra darsi arie da essere preferito, mentre la sedia sfoga tutti i suoi lamenti che la stanchezza provoca. Tra silenzio e dialogo continuo, il tavolo di notte sembra richiamare l'attenzione all'essere il primo all'alba e l'ultimo al tramonto, sostiene la lampada che prolunga il giorno quando tutto è tenebre e quando questi spariscono offre i primi consigli al giorno che comincia.

E lì, sulla scrivania, il mio computer silenzioso, dà la mano dell'Internet, sicuro di se stesso disposto ad offrire i suoi servizi, intelligente per consigliare, correggere, promettendo nuove conoscenze, aprendo il suo schermo per vedere al di là di la mia stanza ed entrare in contatto con tutto il mondo, nel frattempo di fronte e muta, la grande finestra con complesso di inferiorità, consapevole della sua piccolezza perché soltanto può offrire un colpo d'occhio.

Questi sono gli esseri che abitano la mia stanza e mi osservano mentre vivo e mentre dormo. Così è la mia stanza, il mio angolo abitato, che ricorda il silenzio ed assicura il locale privo di pericoli, il mio posto prossimo. Qui ricordo, medito e mi rinnovo. Qui sta sempre la mia stanza, aspettando il mio movimento; quando ritorno, i muri si agitano di contento e crocchiano i piani di felicità, la mia stanza aderita alla mia vita, impressione di un mondo senza limite, immagine definita, il mio spazio segreto, porta chiusa ma sempre aperta, tetto che posso vedere ma non toccare. Nonostante la mia stanza m’imponga i limiti fisici, non smette di essere un segno dell'infinito. .

Che cosa possiamo offrire abitando? che cosa può offrirsi quando si tiene solo uno stesso? sé… uno stesso che può essere imperfetto, il nostro universo limitato sé… infimo sé… ma assolutamente nostro. Così io sono nello spazio che vivo… la mia stanza.
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Roma si prepara a commemorare l'uccisione di mons. Romero

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Sono trascorsi 29 anni dalla morte di mons. Oscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo di San Salvador assassinato il 24 marzo 1980 e Roma si prepara a commemorare l’avvenimento con numerose celebrazioni. Per l’occasione, informa il Sir, la capitale ospiterà mons. Tomás Balduino, vescovo emerito di Goias e presidente della Commissione pastorale della terra della Conferenza episcopale brasiliana. Il programma prevede, il 26 marzo, alle 17,00, un convegno con testimonianze su Oscar Romero, Martin Luther King, don Giuseppe Diana, nella Sala Di Liegro della Provincia di Roma. Il giorno successivo, alle 19,00, si terrà, nella chiesa di San Marcello al Corso, la celebrazione ecumenica di preghiera presieduta da mons. Balduino e la pastora Anna Maria Maffei, presidente dell’Ucebi (Chiese evangeliche battiste italiane). Il 29 marzo alle 11,00, infine, si svolgerà una festa latinoamericana, con processione, Messa e pranzo nella Chiesa di Santa Maria della Luce, a Trastevere. (S.G.)
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"Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote"

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Il Papa annuncia Anno sacerdotale che porterà come lemma "Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote", sarà inaugurata il giorno 19 di giugno del presente con le vigilie presiedute per lui nella basilica di San Pedro, dove si esporsi la reliquia del santo cura d'Ars, durante questo anno Benedicto XVI proclamerà a San Juan María Vianney "Patrono di tutti i sacerdoti del mondo."

"La dimensione missionaria del presbítero nasce dalla sua configurazione sacramentale a Cristo", così l'affermo il Sacro Padre chi inoltre segnalò che suppone un'adesione cordiale e totale alla partecipazione di un "nuovo stile di vita" inaugurato per Gesù e fatto proprio per gli apostoli. Così si riferì ai membri della Congregazione per il Clero che questa settimana celebrano la sua assemblea plenaria.

Commemorandosi il 150 anniversario della morte del Santo curato di Ars, Juan María Vianey, vero esempio di pastore al servizio del gregge di Cristo, Il Papa annunciò l'inaugurazione dell'Anno Sacerdotale che inizierà il prossimo 19 di giugno con la celebrazione delle vigilie nella basilica di San Pedro, dove si esporsi la reliquia del santo cura d'Ars portato per quell'occasione per il vescovo di Belley-Ars, monsignore Guy Bagnard

Benedicto XVI sottolineò la "indispensabile tendenza alla perfezione morale che deve abitare ogni cuore autenticamente sacerdotale". In questo contesto enfatizzò che per favorire questa tendenza dei sacerdoti alla perfezione spirituale della quale dipende soprattutto l'efficacia dal suo ministero, ho deciso che si celebri un speciale Anno Sacerdotale del 19 di giugno di 2009 - Sacro Cuore di Gesù e Giornata per la santificazione sacerdotale - al 19 di giugno di 2010."

Durante questo anno Benedicto XVI proclamerà a San Juan María Vianney "Patrono di tutti i sacerdoti del mondo". si pubblicherà inoltre la "Direttiva per i confessori e direttori spirituali" La Congregazione per il Clero, promuoverà e coordinerà le diverse iniziative spirituali e pastorale per sottolineare l'importanza della carta e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea, come la necessità di potenziare la formazione permanente dei sacerdoti, legandola a quella dei seminaristi facendo appoggio nel dovere di "badare la formazione ai candidati al ministero sacerdotale" che si sviluppi in comunione con la tradizione ecclesiale.
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La nuova cultura digitale

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Roma Marzo 13 de 2009
Il Consiglio Pontificio per le Comunicazioni Sociali ha riunito rappresentanti di 82 paesi, di tra i quali emergono 75 vescovi per analizzare le sfide e le opportunità che si presentano attraverso i nuovi mezzi di comunicazione. L'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del consiglio, invitò i partecipanti del seminario vaticano a vedere innovazioni come i chiamate blogs e le pagine di reti sociali come qualcosa più che nuovi strumenti, come portatori della nuova cultura digitale.

I vescovi hanno potuto condividere come i nuovi mezzi di comunicazione stanno influenzando il ministero pastorale nella sua diocesi. L'arcivescovo Celli annunciò che questa discussione potrebbe portare ad un nuovo documento vaticano che si deciderà nella plenaria in ottobre prossimo. Mentre il concilio considerò l'impatto delle reti digitali, come menziona il Papa Benedicto XVI nel suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni, l'ultimo e più importante documento della Chiesa in materia di comunicazioni fu "Aetatis Novae", dell'anno 1992.
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La mia ereditá mi piace davvero!

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Sono molto dispiaciuto per la morte di Claudio Conti. So bene che forse non tutti siamo italiani ma il nostro essere cristiani ci chiama a riconoscerci come una grande famiglia, tutti figli dello stesso Padre, Dio e tutti condividiamo lo stesso dono della vita. La uccisione di Claudio Conti nel messico e che ha stato pubblicata ieri, mette in evidenzza che anche nella mia ereditá é venuto il nemico e ha seminato la zizzania, ma certo che abbiamo anche buon fruto.

Ora vorreí parlare del buon seme, l’identità dei messicani che é proprio affascinante, perché siamo un grande piatto con i vari ingredienti per il mondo in cui viviamo. L’identitá messicana é come una torta con molti ingredienti che non si possono vedere, la dolce combinazione di lingua, di tradizione religiose, di costumi, dell'arte e la cultura popolare rendono impossibile smettere di mangiar una volta assaggiata. E 'uno squisito piacere sensa paragone che ci ricorda il nostro patrimonio e le nostre radici.

La cultura di Messico, è in realtà un mosaico di culture. In quello che è stato chiamato lo “Mexiano” ci sono elementi culturali di varie generi: il moderno e l'antico, il riciclato. La popolazione del Messico è molto orgoglioso del proprio paese, cultura, etnia e lo stile di vita. Altri aspetti importante della mia cultura sono: i valori, l'unità del nucleo familiare, il rispetto, il lavoro, la vitá religiosa e la solidarietá della comunità. Noi siamo gli unici, irripetibili, la nostra gente fa la differenza.

Per definizione, i messicani sono un “mix” culturale. Molto di ciò che siamo ora lo dobbiamo a grandi culture che sono stati prima di noi migliaia di anni fa. Queste furono persone che ci hanno lasciato il loro modo di vita, usi e tradizioni che hanno costituito la base e la struttura della nostra identità. Aztechi, Maya, Mixtechi, zapotechi, gli spagnoli, e anche africani e asiatici hanno fato la sua parte tutti hanno scolpito la nostra identità come cultura unica in tutto il mondo e che ci appartiene. Grazie a loro la nostra eredità è piacevole.

Allontanare da voi immagini che parlano soltanto parzialmente, come quella molto conosciuta del indio accovacciato dormendo, coperto con un “jorongo” e cappello grande, appoggiato contro il “nopal”, o l’altra idea di un messico abatuto per una guerra civile fra governo e mercato di droga illegale, e qualsiasi altra immagine che puo essere vera ma soltanto in parte.

Quelli che vogliono sapere é conoscere piú da vicino la nostra ereditá messicana, devonno guardare con attenzione al nostro popolo e la sua fede, la nostra amizicia, i nostri anziani, i nostri bambini, i nostri giovani, e anche i nostri amalati, che con forza si aggrappano all’ultima speranza di vita, perché ognuno ha in sé un'anima, un cuore che batte al ritmo del nostro Messico, l'orgoglio di molti secoli che ci identifica .

Nulla può portar via ciò che ci appartiene di diritto: il cuore messicano che batte all'interno di ciascuno di noi e che continuerà fino all'ultimo dei nostri giorni. Viviamo e moriamo orgogliosi di essere messicani, rendendo grazie a Dio per averci dato un dono così grande; ancora una volta, La mia eredita mi piace davvero!
read more “La mia ereditá mi piace davvero!”

Marketing.

0 comentarios sabato 7 marzo 2009
Vi lascio queste essempio de anunzio qualsiasi comento puó essere buono. Offre anche un po' di divertimento.

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